mercoledì 17 giugno 2009

Petizione Bruxelles, si va avanti . . . . . . .

Crotone 17.06.2009

il Co.Ver. Kr e i Verdi Crotone, annunciano con soddisfazione che la petizione elaborata da E. Venosi (Comitato nazionale tecnico-scientifico dei Verdi) dai Verdi Crotone e dal Comitato vertenza ambientale provincia di Crotone, è stata ritenuta ricevibile dalla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo.
Con comunicazione nr. 308934 del 08.06.09 la suddetta commissione ha notificato al primo firmatario della petizione, F. Zurlo, che le questioni sollevate saranno attentamente esaminate in quanto si tratta di materia di competenza dell’U.E. e ha deciso di chiedere alla Commissione Europea di svolgere un’indagine sui vari aspetti del problema .
Sintetizzando, la petizione riguarda il ritardo della bonifica del sito industriale di Crotone e il decreto salva ENI (nr. 208/08) che le consente, in pratica, di godere di un condono tombale relativo ai danni ambientali provocati per decenni nella Città di Crotone .
Con rinnovata fiducia, Il Co.Ver. kr e i Verdi Crotone auspicano che di seguito a questo nuovo impulso a favore della questione ambientale Crotone, le Istituzioni competenti riescano a formare un fronte unico per la causa .
Co.Ver. Kr Verdi Crotone
Sandro Tricoli Francesco Zurlo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dai portali Indymedia
http://piemonte.indymedia.org/article/13195
http://liguria.indymedia.org/node/7674

Brindisi: ecco come l’ENI seppellisce i suoi vel-ENI
Dopo le prime puntate a tema dedicate all’Enichem di Venezia-Porto Marghera, all’Acna Chimica Organica di Cengio, al petrolchimico ENI di Priolo Gargallo, era impossibile non fare una cappatina anche Brindisi e non soffermarsi un attimo a riflettere sulle devastazioni ambientali operate dall’ENI in una bella regione come la Puglia, territorio a spiccata vocazione turistica, dove pare abbia avuto luogo uno degli scempi ambientali più gravi della nostra storia.
A Brindisi ritroviamo una vecchia conoscenza, un manager storico dell’ENI, il Dott. Andrea Mattiussi già amm. Delegato della Montedipe - società confluita da Enimont all’Enichem del Gruppo ENI - pluriindagato per vari reati quali strage colposa, disastro ambientale, lesioni gravi e condannato anche per l’inquinamento ed avvelenamento a Mantova del fiume Mincio. Una parentesi: data la rilevanza delle tematiche, dedicheremo quanto prima anche un articolo a Mantova (essendo dotati di grande fantasia possiamo già anticiparvi il titolo: “MANTOVA: Ecco come l’ENI seppellisce i suoi vel-ENI”). Mattiussi dopo turbolenti trascorsi giudiziari, passerà poi alla Snia.
In una Nota riservata di Enichem Anic-Montepolimeri indirizzata proprio al ns. benemerito Dr. Mattiussi, in riferimento al sito industriale di Brindisi, s’esplica quanto segue:
“… la problematica dei residui mercuriosi sempre presente in Fabbrica andò acuendosi in modo rilevante negli anni 1976-77 per la produzione di grossi volumi di fanghi nell’impianto di trattamento acque mercuriose… dopo la fermata del cloro soda i vari residui mercuriosi (fanghi, terre, materiali vari inquinati) presenti in Stabilimento rimasero staccati in attesa di soluzioni sempre ventilate e mai concretizzate che si rivelavano sempre ipotetiche ed aleatorie. Si andava invece nel frattempo aggravando la situazione dello stoccaggio, creando reali pericoli di inquinamento, sia per il progressivo deterioramento dei contenitori dei residui solidi sia per il rischio di trabocco dei fanghi siti sotto il P.28 nel collettore di scarico a mare, a seguito di aumento del livello per forti pioggie. Detto rischio in qualche occasione si è concretizzato… Relativamente ai rifiuti mercuriosi il cesimento indica: n. 740 fusti di fanghi inspessiti, 320 fusti di terra e residui vari inquinati, 100 fusti di grafite, 400 mc. circa di fanghi residui parzialmente inspessiti. Il tutto è stato coperto con scarto di cava per uno spessore di circa 30 cm. Pressato e livellato… su di esso è stato effettuato uno stendimento di sabbia di frantoio rullato con ottenimento di un piano di calpestio camminabile… Non si è ritenuto opportuno né necessario denunciare ad autorità la realizzazione dell’opera sia in relazione alla situazione locale sia in considerazione che non è stato fatto uno scarico sul terreno che rientrava quindi nei disposti della legge …”.

continua ...